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15 ottobre 2014 Numero 12 Anno I

 

sedici ottobre 1943

Di fronte al palazzo sito in via Po 162, che ospita la sede nazionale del Patronato Ital Uil, due anni fa sono state poste due “pietre d’inciampo” in memoria degli ebrei Laudadio Di Nepi e sua moglie Silvia Sermoneta. Abitavano in quel palazzo da cui, il mattino del 16 ottobre del 1943, furono brutalmente prelevati dalle SS, caricati su un camion e poi su un treno blindato, destinazione Auschwitz. Non sono più tornati. Laudadio, detto Lello, gravemente ammalato, morì sul treno durante il trasporto e scaricato alla stazione di Padova. Silvia morì ad Auschwitz.

Le “pietre d’inciampo” sono un’iniziativa dell’artista Gunter Demnig del 1993, anno in cui l’artista tedesco è stato invitato a Colonia per una installazione sulla deportazione di cittadini rom e sinti. All'obiezione di un'anziana signora secondo la quale a Colonia non avrebbero mai abitato rom, l'artista decide di dedicare tutto il suo lavoro successivo alla ricerca e alla testimonianza dell'esistenza di cittadini scomparsi a seguito delle persecuzioni naziste: ebrei, politici, rom, omosessuali. Un segno concreto e tangibile ma discreto e antimonumentale, a conferma che la memoria non può risolversi in appuntamento occasionale e celebrativo ma costituire parte integrante della vita quotidiana.
Oggi 16 ottobre, con dei fiori attorno alle due “pietre d’inciampo” si ricorda quanto avvenuto quel “sabato nero” del 1943, giorno del rastrellamento nazista del Ghetto di Roma.