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15 ottobre 2014 Numero 12 Anno I

 

a volte ritornano

Silvia Bencivelli - La Repubblica - 6 ottobre 2014


“A volte ritornano. Riportano al nostro paese l’investimento che la collettività ha riposto in loro. Sono alcuni degli scienziati italiani andati a lavorare all’estero. E che, dopo anni, riescono a trovare l’occasione per rientrare.

La fuga dei cervelli
I ricercatori con un dottorato che vanno via dall’Italia sono 7 volte più numerosi dei ricercatori stranieri con un dottorato che arrivano nel nostro Paese.
Sono 14mila i laureati che nel 2012 hanno spostato la residenza fuori dall’Italia.
Sono 5mila i laureati italiani che ogni anno lasciano l’Italia, assunti da aziende straniere (soprattutto ingegneri, medici, economisti, sviluppatori e traduttori).
175 milioni di euro è il costo annuo sostenuto dallo Stato per l’istruzione di questi laureati: 34.950 euro a testa.
63 milioni di euro è il valore di uno scienziato per il nostro Paese che lo ospita.

L’identikit di chi lascia l’Italia tra i 20 e i 40 anni
Uomini (57%) e donne (43%) di età compresa tra i 20-30 anni (41%) e i 30-40 anni (58%) che scelgono di vivere nel Regno Unito (16,7%), in Francia (15%), in Germania (12%), in Svizzera (11,3%), negli Stati Uniti 87,3%), in Spagna (5,7%), Svezia (2,3%), Lussemburgo (2,2%) e Australia (1,9%).

Dove si guadagna di più
A un anno dalla laurea si guadagna di più all’estero (1.378 euro) rispetto all’Italia (1.024 euro). Lo stesso avviene a cinque anni dal conseguimento del titolo di laurea (estero: 2.324 euro, Italia: 1.586 euro).

La forza lavoro
I ricercatori rispetto alla forza lavoro rappresentano in Italia il 3,8%, in Europa il 6,3% mentre negli Stati Uniti il 9,2%”.