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1 ottobre 2014 Numero 11 Anno I

 

SILICON VALLEY

Innovatori, manager, startuppers, imprenditori con il DNA italiano della Silicon Valley, parte meridionale della San Francisco Bay Area. La prima tappa del viaggio in America del Premier Renzi è stata con i nostri talenti emigrati, cervelli imprenditoriali italiani che ricoprono incarichi importanti in aziende leader nel campo dell’innovazione, tecnologia e sviluppo.

Una comunità, secondo il censimento fatto dal console Mauro Batocchi, di almeno 5.000 connazionali che lavorano nelle aziende tecnologiche o nelle professioni accademiche e di ricerca.
Un patrimonio di giovani Made in Italy che hanno trovato negli USA le condizioni ideali per sviluppare il loro talento, emigrati per amore delle sfide impossibili: cambiare il mondo divertendosi e possibilmente facendo fortuna.
Esempi di successo con i quali confrontarsi per trovare la ricetta giusta per far crescere l’Italia che si impoverisce sempre di più dei sui migliori cervelli.
Tra gli italiani che il Premier Renzi ha incontrato c’è Francesco Lacapra, vicepresidente e Cto di Peaxy azienda che crea software specifici e di ultima generazione, Valeria Sandei Amministratore delegato di Almawave del Gruppo Almaviva, leader italiano nell’Information & Communication Technology e Andrea Calcagno, chief executive della Cloud4Wi, società partita da Pisa che ha ottenuto un finanziamento di 4 milioni di dollari da United Ventures. Quali consigli utili?
Non tentare di replicare in Italia il modello “Silicon Valley” ma di imparare magari dall’India su come migliorare la qualità dell’istruzione scientifica e tecnologica o da Israele che ha puntato sullo sviluppo del software, una attività che è possibile fare anche da casa, con un computer di 500 euro e costituirebbe una valida alternativa di sbocco occupazionale al Sud Italia, che sconta i tradizionali handicap relativi all’arretratezza della logistica.
Chi ha investito se stesso puntando su innovazione e sviluppo e per questo è emigrato in luoghi con una spiccata vocazione tecnologica, come la Silicon Valley, è disposto a rischiare pur di vivere in una società che verifica se sei capace a fare e premia il saper fare bene. Senza questo presupposto è meglio rinunciare all’idea di far tornare indietro i nostri cervelli finiti all’estero, ma di incentivare i giovani che sono in Italia sviluppando magari modelli misti che utilizzano l’Italia come serbatoio di ricerca e investire per attrarre talenti dall’estero.
Nella Silicon Valley c’è un pezzo dell’Italia dinamica, vitale innovativa. Una prova del funzionamento delle nostre università che continua a sfornare competenze professionali di primo livello. Un dimostrazione dell’inefficienza del nostro Paese di non metterle a frutto. Uno spreco che non possiamo più permetterci. (Gabriele Di Mascio)